Due storie a confronto quelle di Giancarlo e Fernando, due scelte di vita apparentemente diverse ma profondamente uguali.
Il biologico, come stile di vita, comun denominatore della storia di Giancarlo e Fernando, tra castelli e case coloniche, uomini nobili a prescindere.
Giancarlo vive in una nobile dimora in provincia di Andria, con una splendida vista su Castel del Monte. Fernando, invece, insieme alla moglie Rossella, da anni ha ristrutturato, al confine tra Puglia e Basilicata, una modestissima casa colonica, una delle tante costruite negli anni ‘50 con la riforma agraria, ma subito abbandonate perche’ situate in zone fredde, ostili e lontane da centri abitati.
in tutti e due i casi, nonostante l’evidente diversita’ sociale, e’ comune la scelta di vivere in campagna, a contatto con la terra e lontano da tutti, per produrre in modo biologico e sano.
Giancarlo Ceci, quinta generazione di una famiglia benestante, contro la volonta’ del padre, ha convertito a biodinamico la coltivazione di viti, ulivi e ortaggi. E oggi puo’ vantare una ricca produzione di vini, olio di oliva extravergine e conserve, richiesti soprattutto all’estero. Fin da quando era piccolo – ci racconta Giancarlo - egli amava giocare in campagna a contatto con la natura, invece di andare in giro con i compagni di scuola. e cosi’, quando e’ diventato grande ha trasmesso il suo amore per la terra alla moglie e ai figli che, nonostante vivano isolati a chilometri di distanza da un centro abitato, condividono con orgoglio questa sua scelta. Una delle iniziative che lo ha contrapposto alla vecchia generazione e’ stata quella di porre fine allo sradicamento di migliaia di querce secolari che era stato avviato per fare posto a coltivazioni piu’ redditizie. Oggi il bosco di cento ettari di querce gigantesche, salvato dalla distruzione, restituisce un’influenza positiva sulle terre circostanti con un microclima eccezionale.
Dal 1988, Giancarlo ha convertito al biologico tutta l’azienda e l’ha rinominata “Agrinatura” . qui non c’e’ posto per fertilizzanti e prodotti chimici. Solo letame e compost fanno da concime per il terreno. i pomodori coltivati d’estate, appena raccolti, vengono trasformati in conserve con il metodo della doppia cottura, senza mai l’aggiunta di acido citrico. Giancarlo ci mostra anche alcune mucche podoliche che si nutrono degli scarti delle coltivazioni di ortaggi: uno dei suoi progetti e’ proprio quello di arrivare ad allevarne almeno una settantina.
A quasi 300 metri di altezza, l’aria e’pulita e frizzantina, si sente il profumo dei fiori, e si vedono a perdita d’occhio vigneti curatissimi e campi verdi, tutto sembra suggerire un perfetto equilibrio.
Giancarlo ci vuole far visitare la sua bottaia. Ci accompagna all’ingresso della bellissima dimora mentre ci racconta la storia di questo ex convento agostiniano, poi espropriato dai francesi dopo la rivoluzione del 1789 e infine rivenduto a privati nell’800. Fu acquistato da un suo avo e negli anni piu’ volte ristrutturato. La cantina che ci accoglie e’ tutta in pietra e alle pareti le foto in bianco e nero ricordano le origini della famiglia. Qui assaggiamo i suoi vini. Il vitigno per antonomasia di questa zona e’ naturalmente il nero di troia: in purezza e’ una docg che Giancarlo ha dedicato al padre con il nome di “Felice Ceci”; insieme a un 40 per cento di montepulciano, invece, da’ vita ad “Almagia”, una doc completamente in biodinamico che ci restituisce al naso un meraviglioso profumo di ciliegie e visciole, mentre in bocca i tannini sono una morbida carezza.
Giancarlo ci tiene a farci notare i nomi dei suoi vini. Uno lo ha chiamato “Apnea” perche’ appassionato di pesca subacquea. Un altro ha il nome di sua moglie “Dolce Rosalia”, un moscato di Trani doc dal profumo delicato di albicocche secche e mandorle tostate. Peccato che sia difficile trovare in italia questi vini, perche’ l’ottanta percento e’ molto richiesto nel nord Europa, per esempio la Germania dove la certificazione biologica e biodinamica e’ molto apprezzata.
Una volta usciti dalla bottaia, Giancarlo insiste e ci invita ad assaggiare anche il suo olio ottenuto dalla cultivar tipica delle Murge, la Coratina. Ce lo versa su un pane fragrante appena sfornato, fatto con farine locali, mentre sullo sfondo il bianco del Castello di Federico II sembra portarci indietro nel tempo. Giancarlo degusta insieme a noi e con un semplice sorriso sembra voler dire: in fondo cosa c’e’ di piu’ sano, naturale e prezioso di una fetta di pane con l’olio, un cibo da re, da gustare in buona compagnia, immersi in questa atmosfera.
La stessa magica atmosfera e’ quella che troviamo dopo aver macinato diversi chilometri di strada per raggiungere la casa di Fernando e Rossella Iacoviello. Una volta superata la piana di Loconia, una zona prima paludosa, poi fertilissima con la bonifica mussoliniana, abbiamo raggiunto il borgo rurale di Lavello, vicino al fiume Ofanto.
Dodici chilometri piu’ in la’, in aperta campagna, a 300 metri sul livello del mare, troviamo una strada sterrata che attraversa campi di ulivi e papaveri. Ancora tre chilometri di ciottoli e buche e arriviamo a Contrada Mezzana del Cantore. Qui si trova la piccola casa rurale di Fernando e Rossella. All’ingresso un cartello: “La buona quercia” e “Agricoltori per passione”, nomi che non sono stati scelti a caso. Dopo aver visitato il castello di Giancarlo, l’impatto e’ forte. La piccola abitazione rurale e’ molto semplice: ha un solo piano, e’ colorata di rosso ed e’ circondata da tanti vasi di gerani. Due cani ci fanno festa, facendosi largo tra galline che razzolano in un cortile, un grosso tacchino che fa la ruota e alcune oche.
Con un bellissimo sorriso arriva Rossella, che cerca di tenere a cuccia i cani. E’ vestita con una lunga gonna colorata e una camicetta, e indossa un bel cappello di paglia a falde larghe. I suoi stivaletti un po’ infangati ci fanno capire che e’ appena stata nell’orto, come dimostrano anche alcune ceste piene di finocchi e cipolle fresche. Nonostante non sia piu’ giovane, gli occhi verdi e il fisico asciutto farebbero invidia a molte ragazze. Le sue mani pero’ non nascondono la fatica di chi ogni giorno lavora la terra.
Accanto a lei arriva Fernando, anche lui con un fazzoletto rosso che avvolge i capelli bianchi e in mano un secchio pieno di carciofi. Il racconto della loro storia e’ affascinante. Giovanissimi, nel 1972 decisero di lasciare le citta’ dove lavoravano, Torino e Bergamo, per trasferirsi qui in campagna nella casa dei genitori di Fernando. da allora hanno sempre vissuto del lavoro della terra. Accanto al primo lotto di sette ettari, sono riusciti da qualche anno ad acquistarne un altro. Oggi hanno 14 ettari coltivati con orzo, ortaggi e tanti tipi di legumi come per esempio una specie particolare di ceci, molto piu’ piccoli del solito, ma anche molto piu’ gustosi. Anche qui, tutto e’ fatto all’insegna del biologico, anche se a differenza di Giancarlo Ceci, l’azienda e’ piccolissima ed e’ tutto frutto soltanto del lavoro di due persone. Qui hanno cresciuto i loro due figli, superando ogni giorno le distanze e le strade dissestate per portarli a scuola, ma non hanno mai sentito la necessita’ di trasferirsi in paese.
Con le loro capre, producono formaggi, che vendono insieme alle verdure e all’olio anche su internet, grazie ad alcuni gruppi di acquisto che si sono formati anche nel nord italia. Alla nostra domanda: se non vi pesa dopo tanti anni questa solitudine, questa lontananza, rispondono che questa e’ la vita che hanno scelto, che li soddisfa pienamente. Rossella ci sorprende con un’osservazione. Secondo lei, fino a quando ogni mattina al risveglio avra’ voglia di andare in giardino per sentire il profumo dei fiori, vorra’ dire che ha ancora voglia di restare qui e di lavorare nei campi insieme a Fernando.
Alla fine ci salutano, invitandoci a tornare. Ci regalano i loro gustosi ceci e andiamo via ripercorrendo quella mulattiera fiancheggiata da alberi di fichi, di olivi e mandorli su un tappeto di papaveri rossi. Adesso, dopo aver conosciuto queste persone, i loro sogni e la loro fatica, tutto ci appare piu’ leggero e piu’ vero. Che abitino in un castello o che vivano in una piccola casa riadattata, quello che conta e’ il loro rispetto per la natura che ci trasmettono attraverso la qualita’ unica dei loro prodotti.
A cura di Lucia Buffo