A cura di Francesco Zompì
Lasciatevi Manduria alle spalle, con direzione Lecce, e, dopo poco più di un chilometro, troverete, sulla destra, il viale che vi condurrà a una delle tante splendide dimore che punteggiano le campagne dell’Alto Salento.
Da qualche anno la struttura è stata adibita, in parte, a B&B, e, per il resto, a ristorante.
Dall’aprile 2015, la gestione è passata nelle capaci mani di una giovane coppia di Francavilla, Andrea LIPPI e Simona FUSCO, che, in breve tempo, ne hanno realizzato uno dei posti più consigliabili dell’intera provincia.
Suggestività degli ambienti, accoglienza, cantina, servizio e, last but non least, cucina si intrecciano e si fondono trasmettendo, all’ospite, dall’inizio alla fine della visita, una sensazione di assoluto benessere come rare volte è dato cogliere.
La sala ristorante, divisa in tre “navate”, è stata ricavata al piano terra della Masseria, probabilmente, un tempo, adibito a stalle e a ricovero degli attrezzi e dei macchinari di campagna; i tavoli sono ingentiliti da addobbi floreali; l’apparecchiatura è degna di un ristorante di alto livello; il servizio, affidato ai due titolari, perfettamente coadiuvati da una ragazza che si muove tra i tavoli con estrema eleganza, non presenta sbavature.
La cucina, infine.
Da maggio dello scorso anno è stata affidata a Marco MARINELLI, quarantenne, tarantino, una vita passata dietro i fornelli di mezzo mondo, dalla Polonia al Piemonte (Cannavacciolo), dalla Francia alle Bermuda (Tony May).
La carta sembra scritta da due persone diverse: la prima parte da un oste non particolarmente in vena (salumi, formaggi, orecchiette, frittura di paranza e entrecote), la seconda, che cambia stagionalmente, da un ermetico visionario (tanto per fare qualche esempio: “a capolino verso il sale”; “puro ingenuo e non corrotto”; “a me mi piacunu”).
Alla fine, però, giochi di parole a parte, conta quello che arriva in tavola; e, in tavola, arrivano una fantastica passatina di topinambour con frutti di mare; un apparentemente semplicissimo, ma tutt’altro che banale, minestrone croccante; un risotto “Acquerello” con primitivo, frutti rossi e gorgonzola; ma il piatto che, più di ogni altro, giustifica la trasferta è l’ “astice incontra un mito pugliese”, un’audace, ma riuscitissima, combinazione tra astice, gnummareddhi e funghi cardoncelli.
Discorso a sé merita la cantina (Andrea e Simona sono entrambi sommeliers, e si vede), ricca, originale, con una doverosa prevalenza di regionali ma con ampie escursioni nelle altre Regioni e fuori dai confini nazionali), e, infine, con ricarichi più che corretti.
Il costo dei piatti varia tra i 12 (il minestrone) e i 20 (l’astice) euro.
Chiusura: domenica sera e tutto il lunedì in inverno; mai da giugno a settembre.
Circa 100 coperti.
Indirizzo mail: masseriadelsale@gmail.com