In questi ultimi anni la Puglia è diventata per molti “media” una grande passione, una meta da scoprire e da amare. Ma non tutti i pugliesi la amano in modo viscerale o mettono la stessa passione nel promuoverla, con pregi e difetti, come da sempre e con instancabile impegno fa Michele Bruno.
Oggi abbiamo l'opportunità di conoscere i suoi gusti e le sue idee in merito, proprio grazie all'intervista di Fabio Mollica, in cui Michele ci racconta, un po’ della Sua Puglia.
L'intervista è edita nel libro "PUGLIA", già disponibile in tutte le librerie pugliesi e nei prossimi giorni anche nelle librerie Feltrinelli, Mondadori, Giunti, Ubik di tutta Italia.
"Le pubblicazioni di Fabio Mollica, che conosco ed apprezzo da anni, rappresentano uno spaccato della Puglia cultural-enogastronomica in giro per il mondo. Quando mi ha chiesto di essere un suo testimonial con una piccola intervista in questa sua ultima opera, ho accettato con piacere perché i suoi libri mi hanno sempre affascinato per la grafica, l’attenta selezione e le belle foto, anche se raccontare la Puglia e se stessi rispondendo a poche domande non è facile ma l’amore per la mia regione, per il suo patrimonio agroalimentare, paesaggistico, culturale è tale che mi cimento volentieri. Un grande in bocca a lupo."
Il tuo luogo del cuore in Puglia?
Il Gargano per la montagna sacra, per il parco nazionale con i suoi boschi ed il mare.
San Giovanni Rotondo, mio paese natale, che deve tutto ad un umile frate francescano, Padre Pio oggi San Pio e che ho avuto la fortuna di conoscere. Poi Monte Sant’Angelo per la basilica di S. Michele Arcangelo, il quartiere Junno, il suo pane, le ostie ripiene. Poi Mattinata luogo di peripezie giovanili con i suoi arenili ed il suo fantastico olio ev e Peschici, piccolo borgo marinaro affacciato sul mare.
La città pugliese che più ti piace e perché?
Locorotondo, perché rappresenta il concetto di Puglia di cui essere orgogliosi. Posta sopra una collinetta con le sue strade lastricate di pietre lisce, è un luogo bello, accogliente, pulito, discreto, con le sue chiesette e i vicoli impreziositi da vasi colmi di fiori, per lo più gerani. Rispettata e molto apprezzata dai turisti di tutto il mondo. Amata e coccolata dai propri concittadini.
Cosa ami dei pugliesi?
La capacità di creare relazioni e scambi, di accogliere e di aprirsi, di voler condividere tutto quello che hanno di più caro. Forse per sentirsi dire: “ma quanto è bella la Puglia” o, meglio ancora, “mi piacerebbe viverci”. A noi piace sentirci dire che siamo belli, che abbiamo il cibo buono, il clima favorevole, che siamo fortunati a vivere immersi tra gli uliveti, i vigneti e i campi di grano. Tutto questo per affermare la nostra identità che è fatta di contaminazioni millenarie, vissute sotto il dominio di spagnoli, francesi e turchi. Oggi possiamo dire che tutto questo è stata anche la nostra fortuna, perchè ci hanno lasciato castelli, cattedrali, monumenti, trulli, masserie forticate e torri di avvistamento.
Cosa non apprezzi di loro?
Di alcuni pugliesi il lamentarsi, incolpando sempre gli altri, il voler trovare sempre delle scorciatoie, anche per una semplice fila, o a volte l’atavica indolenza nel non voler risolvere o affrontare i vari problemi.
Il tuo ristorante preferito?
Domanda delle cento pistole anche se, credo di non far torto ai diversi miei locali del cuore, la sintesi della mia idea di gastronomia contemporanea la ri-trovo da sempre da Pietro Zito, un interprete puntiglioso e lungimirante delle materie prime della Puglia.
Il piatto della cucina regionale di cui non potresti fare a meno?
Più che un piatto direi alcuni simboli: il finocchietto selvatico che insaporisce il pancotto, le cicorielle per il purè di fave, le zucchine fritte, la pasta e rape, la parmigiana, il caciocavallo podolico, la mozzarella di bufala, le burrate, l’olio e.v. di peranzana o di coratina con cui condire il pane del Gargano. Ma non solo, il capocollo della valle d’Itria, i salumi di cinghiale del subappennino. Se però devo esprimere un piatto, dico le orecchiette con il sugo delle “brasciole” , un vero simbolo della domenica pugliese, che mi ha accompagnato fin dall’infanzia e che ripropongo sempre ai miei amici.
Il tuo vino preferito?
Ci sono grandi vini rossi che amo particolarmente, sia per il loro valore sensoriale ma, soprattutto, per ciò che rappresentano per la storia dell’enologia del Sud. Quando li bevo è come se parlassi con loro, ritrovo il senso della mia amicizia con alcuni produttori ed enologi che li hanno realizzati. Oggi però, sono attratto dalle incredibili potenzialità che esprimono i rosati, un vero tocco di classe, l’espressione originale del “made in Puglia”.
A cura di Fabio Mollica