Se stamattina calzi un paio di scarpe da ginnastica e ti fai una corsetta sui sentieri che rigano la costa, ti imbatterai certamente in qualche caletta misteriosa. Qui, all'andirivieni delle onde e alla brezza del vento un altro suono giungerà al tuo orecchio.
Ritmico come il movimento di un pendolo, secco come un colpo di straccio. Eppure liquido, come un palloncino pieno d'acqua che si infranga sugli stessi scogli su cui stai correndo.
Se ti fermi un attimo e tendi l'orecchio, puoi individuarne la fonte. Devi raggiungere il ciglio della scogliera. Sporgerti con attenzione. Ecco. Praticamente sotto ai tuoi piedi, in una rientranza della roccia morsicata dal mare, c'è un altare di pietra dove due pescatori stanno celebrando un rito millenario: "sbattere il polpo".
Uno, smilzo e longilineo, sta ruotando il braccio come fosse la lancetta grande di un orologio impazzito. L'altro, più basso e tarchiato, sembra la lancetta piccola, apparentemente indifferente allo scorrere dei minuti.
Se presti attenzione, la lancetta piccola mormora qualcosa. Sembra una cantilena di un altro mondo. Sarà l'accento incomprensibile o la cadenza a confonderti le idee?
Ma cosa vuoi che importi, lì, davanti ad uno spettacolo allestito soltanto per te, esattamente tra il cielo e il mare, con il controcanto del vento su cui viaggia il leggero profumo della macchia mediterranea?
Molto probabilmente starà semplicemente suggerendo al suo amico come cucinare al meglio quella prelibatezza degli abissi.