Pierpaolo Zizzi, ancor prima di essere oggi uno stimato pugliese “fuori campo”, noto attore teatrale agli esordi cinematografici e capace cuoco nel suo apprezzato locale “Le Petit Bio” a Roma, è uno dei miei più cari amici, di quelli che si conoscono a scuola e con cui si condividono i momenti più genuini e divertenti probabilmente di tutta la vita. Da qui la mia scelta, oltre che per ammirazione, di raccontare chi è diventato oggi e di come la sua caparbietà lo ha aiutato, insieme alle indubbie doti naturali, a realizzare ciò che intendeva fare nella vita.
Da sempre appassionato di teatro e volenteroso allievo e attore in diverse scuole, tra cui il Teatro San Martino di Bologna, dopo essersi laureato ed aver avviato un’agenzia di Marketing, si è avvicinato casualmente al mondo dello spettacolo e ha debuttato nel cinema nel 2009 interpretando il ruolo del giovane protagonista Taddeo, nel film di Pupi Avati “Gli amici del bar Margherita”. Oggi, fiero della sua doppia attività mi svela in che modo nella vita le idee possono accadere…
- Perché via dalla Puglia?
Ho lasciato la Puglia a diciannove anni per studiare. Successivamente le mie passioni mi hanno portato a starle lontano, ma ci torno tutte le volte che posso perché mi sento molto legato alla mia terra e ai miei affetti.
- Cos’ha significato per te interpretare il ruolo di protagonista per un regista come P. Avati?
“Gli amici del Bar Margherita”, con la regia di Pupi Avati è considerato dal pubblico e dalla critica il mio primo lavoro cinematografico. Io invece lo considero la “grande scuola” di cinema che ho avuto l’opportunità di fare, diretto da un grande regista italiano apprezzato anche all’estero.
- Com’è iniziata la passione per la cucina?
I fornelli mi hanno sempre appassionato. A quattordici anni avrei voluto fare la scuola alberghiera, ma sia i miei genitori che i miei insegnanti delle scuole medie hanno insistito affinché io facessi un altro percorso di studi, ma alla fine l’ho avuta vinta io!
- Cosa consiglieresti a tutti quei giovani che vorrebbero entrare nel mondo della recitazione?
Il primo consiglio è studiare. Come ogni mestiere è necessario prima verificare se si possiedono le doti giuste, ma non bastano solo quelle.
- Com’eri e come sei cambiato dai tuoi esordi ad oggi?
Sicuramente ho acquisito maggiore sicurezza nel mestiere e in me stesso. Per il resto sono “quello di sempre”.
- Come nasce l'idea di un punto food bio?
Ho iniziato ad appassionarmi al biologico circa quattro anni fa documentandomi non solo sul cibo, ma anche sugli effetti che ha l’alimentazione nella vita quotidiana e come influisce sul nostro stato di salute. Due anni fa ho conosciuto Aloma Valentini, la mia attuale socia con la quale abbiamo sviluppato il progetto di un punto di ristoro biologico, realizzando il sogno che avevamo in comune.
- Cosa significa per te fare cucina oggi?
La cucina biologica è una filosofia di vita. Lo scopo non è solo quello di utilizzare ingredienti bio, ma anche quello di seguire i regolari cicli della Terra utilizzando solo prodotti di stagione. Per me la cucina è mettere in armonia i cinque sensi: mangiamo dapprima con gli occhi, poi “assaggiamo” i piatti con l’olfatto, il gusto e a volte è irrefrenabile la voglia di toccare il cibo con le dita e ascoltare il suo suono all’interno del nostro palato.
- C’è qualcuno da cui hai appreso il “mestiere”?
Ho studiato “cucina tradizionale” e per circa un anno ho lavorato tutti i giorni “gomito a gomito” con la mia socia che ha gestito per molti anni il primo centro macrobiotico italiano. E’ grazie a lei che ho imparato a dosare i nutrienti nelle pietanze, a sostituire ingredienti industriali con alimenti biologici e a “chilometro zero” e soprattutto ho imparato a cucinare i piatti della cucina tradizionale italiana utilizzando le proteine vegetali al posto di quelle animali pur lasciando loro il classico aspetto, gusto e sapore.
- Cosa non deve mai mancare nella tua cucina?
Le verdure di stagione sono l’elemento chiave della mia cucina. Un altro elemento fondamentale è l’olio extravergine d’oliva biologico spremuto a freddo (proveniente dalla mia amata Puglia!), spezie e proteine vegetali (come seitan e tofu).
- Mangia meglio un attore o un cuoco?
Un attore deve preservare il proprio corpo, poiché è lo strumento che utilizza per lavorare. Un cuoco mangia bene solo se cucina con ingredienti sani e genuini.
- Vista l’attuale crescita della Puglia come luogo di forte attrazione turistica e non solo, fuori terra ti senti più riconosciuto ed apprezzato come pugliese?
Girando l’Italia ho notato che la nostra terra è apprezzata non solo per le bellezze naturali ed artistiche, ma anche per la cucina, per i costi ancora contenuti dei soggiorni e per il nostro grande spirito di ospitalità.
- Quanta Puglia c'è nelle tue preparazioni?
Sono molto fiero delle mie origini e spesso i miei piatti si rifanno alla tradizione della mia terra (fave e cicoria, per esempio). Questo è anche un modo per esportare e far conoscere i piatti tipici del posto in cui sono nato.
- Una cena tra amici: chi cucina?
Sicuramente non io! Solitamente il patto con i miei amici è “io non cucino, lavo i piatti”!
- Tra recitare e cucinare, cosa preferisci?
Recitare e cucinare sono le mie grandi passioni da sempre, non saprei scegliere. Entrambe richiedono molta concentrazione, allenamento (spesso sperimento ricette che faccio assaggiare ai miei amici prima di proporle ai miei clienti) e tanta passione.
- Quale delle due figure, potendo scegliere, porteresti avanti?
Da circa tre anni porto avanti con costanza entrambi i mestieri. La cucina mi rilassa e diffondere la cultura del “saper mangiare” è il valore aggiunto che cerco ogni giorno di dare ai miei clienti, come una missione. Recitare invece è terapeutico, poiché mi consente di avere un nuovo punto di vista oltre il mio (ovvero quello del personaggio che devo interpretare).
- Chi è Pierpaolo nel tempo libero?
Nel tempo libero mi dedico ai miei amici, alla cura delle mie piante, alla lettura, allo sport e soprattutto cerco sempre nuovi stimoli per incrementare le mie conoscenze nei lavori che faccio (attraverso degli stage di recitazione, visitando ristoranti e fiere a tema, andando al cinema o in teatro).
- In questo tempo in cui "si innova" e "ci si reinventa" in che modo uniresti la figura di cuoco con quella di attore?
Credo già di farlo: spesso intrattengo i miei clienti non solo con le pietanze che cucino, ma anche con piccole performance per rendere ancora più piacevole il loro pasto nel mio locale.
- Svelaci una scoperta da cuoco ed un segreto da attore.
Ho scoperto che il Tempeh (il fagiolo fermentato della soia) ha lo stesso sapore della carne. Un ragù di Tempeh fatto senza carne, può confondere anche un bravo “carnivoro”. Il segreto dell’attore invece, è trovare in se stessi il carattere del personaggio da interpretare pur estraniandosi dal proprio modo di pensare e di agire.
- Dove ti vedremo prossimamente?
Gli ultimi mesi li ho dedicati allo studio (non si finisce mai di imparare!) frequentando alcuni stage per attori professionisti. Alcuni progetti sono già in via di sviluppo, ma è prematuro parlarne… E per tutti coloro che amano la buona e sana cucina invece, sono spesso ai fornelli del mio locale, Le Petit Bio a piazza Menenio Agrippa (Roma Nord).
A cura di Annarita Randino