“A vent’anni nulla capivo e nulla sapevo. Di nulla sapevo. Poco più che un ciottolo di fiume sobbalzato qua e la dalla corrente gelata del fiume. L’acqua a volte si calmava e mi lasciava li immobile per anni, adagiata sugli altri sassi, limitandosi soltanto a scorrermi attorno. Dopo un po’ la corrente saliva, rinforzava di una bruta sferzata che mi risollevava a mi spingeva più in la, e poi ancora più in la, sballottata senza meta. Poi finivo col restare li per chissà quanto tempo, fino alla tempesta successiva. A volte si incontrava qualche pesce che con le labbra lembiva le mie rotondità nel vano tentativo di peluccare qualche filo algoso. Una volta ricordo ci fu una invasione di terra scura, appiccicosa che intorbidì le acque per molto tempo. Ma la sotto, al freddo e immobile sul fondo del greto del fiume non si ha la contezza del tempo che scorre. Forse scorre con la stessa velocità o lentezza dell’acqua? Chissà… E così di sobbalzo in sobbalzo, di decennio in decennio, un giorno mi ritrovai a sedimentare su una sponda più profonda, più scura, scura di un blu prussiano che la notte ancora mi spaura. Ma di giorno, il sole regala delle sfumature incredibili: dal verde smeraldo all’azzurro trasparente. Non saprei dire esattamente dove mi trovi ora e come si chiami questa immensità di acqua placida e blu che mi sovrasta, ma so finalmente come mi chiamo: Greta”
(Brevi Novelle di una scrittrice per un giorno)
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