TONINO BRUNO SI RACCONTA CON LE SUE PASSIONI: la politica, il cibo e l'architettura.

A cura di Marina Trizza e Michele Bruno
Bentrovati cari Amici di Puglia Expò. Sono passati ormai cinque anni da quando la nostra associazione si confronta attivamente con il territorio.
Noi soci abbiamo competenze differenti, ma ognuna di esse concorre dinamicamente alla crescita propositiva del gruppo; questo perché ci lega un tenace e inossidabile senso di appartenenza, finalizzato a un obiettivo comune: la promozione sostenibile dei nostri luoghi.
E, ci siamo detti, perché non farla anche attraverso una rubrica dove ogni socio, a prescindere dalla professione, possa descriversi con ricordi, passioni, storie, dove tutto faccia da supporto al comune sentire?
Così il sito di Puglia Expò, all’interno di “Lei non sa cosa mangio io”, si arricchisce di una nuova pagina, “Visti da vicino”.
Nel racconto è ammesso anche un velo di “nostalgia costruttiva” che aiuti a disegnare la propria idea di “Puglia che verrà”.

“In famiglia eravamo tre maschi. Mio padre tassista, mia madre casalinga. Tutti collaboravamo al ménage familiare, anche andando a fare la spesa.”
Inizia così la prima intervista di “Visti da vicino”, a parlare è l’architetto Tonino Bruno, tra i nostri soci fondatori. La passione per l’enogastronomia la manifesta sin da subito.
“E’ la vera ricchezza della nostra terra” afferma. “A casa mia la cucina era importante, da piccolo ne percepivo il suo valore. Di sicuro sarà stata mia madre, una cuoca bravissima, a trasmettermi questo interesse, infatti il suo ragù di carne costituisce oggi il mio piatto della memoria; così per soddisfare le tante curiosità, pian piano ho iniziato a documentarmi”  e i tantissimi libri a tema che vediamo nel suo studio ce ne danno conferma.
“Purtroppo” continua “non ho mai avuto molto tempo da dedicare al mio hobby, però leggendo di tutto sull’argomento, ogni tanto mi viene voglia di sperimentare qualche ricetta, allora invito i miei amici più cari: mi fanno da cavia!” ci dice ridendo.
In verità, non crediamo molto ai suoi “menù di prova”, perché ci sembra che non lasci mai nulla al caso.
“Adopero la cipolla bianca per la genovese, la rossa per i brasati, lo “spunsale” per i crudi. L’olio poi, ne ho di varie cultivar. Persino con l’aglio mi piace cambiare.”
Sarà così meticoloso anche nella scelta dei vini?
“Pur apprezzando la molteplice produzione nazionale, ho un debole per i vini pugliesi. Mi piace gustarlo però solo in compagnia, e allora mi diverto abbinandolo con il piatto per me più appropriato. Da poco sono entrato in una società, vorremmo produrre vino e fare un agriturismo. Ma il tutto è ancora in una fase embrionale, bisogna dedicarsi tanto…”
Certo il tempo è il vero ostacolo nella gestione delle proprie passioni e la condivisione familiare risulta quasi strategica.
“Nelle tradizioni della famiglia di mia moglie, non rientrava quella per la gastronomia. Ma Lilli è diventata lo stesso molto brava, le sue polpette sono insuperabili, dopo quelle di mia madre, chiaramente.”
Il ricordo come condimento: la ricetta perfetta! E una vocazione diventa anche ereditabile. Infatti, “Andrea fa il cuoco alle Canarie, mentre Mauro ha il gusto del saper mangiare, cosa non facile, tanti cuochi ne sono privi.” Racconta dei suoi figli. Tonino ma....a proposito di ristorazione…..e da qui ci apre un mondo pieno di riflessioni.
“I ristoratori salentini non riescono ad arrivare alle stelle Michelin, si lamentano per questo. Purtroppo per inseguire i vari modelli mediatici e le performance televisive, trascurano il nostro vastissimo patrimonio agroalimentare.  La cucina francese, non avendo le nostre tipicità, tende a trasformare l’essenza della cucina stessa. Noi non dobbiamo omologarci, dimenticare la forza attrattiva della Dieta Mediterranea. Perciò non amo andare a mangiare fuori, solo Pietro Zito, il cuoco contadino, mi soddisfa. Il pesce mi piace gustarlo in modo semplice come lo preparano a “Il Posto”, noto ristorante di Milano.”
Il mangiare bene è un’arte dai mille risvolti e problematiche, pensiamo.
“Proprio per questo, da assessore comunale all’urbanistica negli anni ’70, feci acquistare al comune di Brindisi 12 ettari di terreno a ridosso del canale Cillarese. In seguito tra il 1985 e 1995, da assessore regionale al turismo e al commercio, mi sono adoperato per trovare i finanziamenti giusti necessari alla nascita del Parco del Cillarese. Manca ora per chiudere il progetto, l’ultimo tassello, il più importante, recuperare i capannoni presenti nel parco e farne un centro di educazione alla cultura alimentare mediterranea. La cattiva nutrizione è la causa scatenante di molte patologie. E’ a tavola che si sceglie il proprio benessere!”
Un progetto ambizioso, ideato con tanta lungimiranza ormai quaranta anni fa, purtroppo soggetto ai tempi della politica.
Ma allora l’impegno pubblico delude tante aspettative?
“No assolutamente!  In termini di leggi e investimenti per la terra salentina ho avuto riscontri molto importanti, certo accompagnati dalle tante limitazioni che sia la mia professione che  gli affetti familiari hanno inevitabilmente avuto.”
mpegno politico, passioni, lavoro, progetti, una vita dipinta da tanti colori quella dell’architetto Bruno, proprio come i tanti colori del suo piatto preferito.
“Lo spaghetto al filetto di pomodoro. C’è il rosso vivo del pomodoro San Marzano maturo, il verde del basilico, il bianco, la pasta, l’aglio. E’ un piatto patriottico, unisce l’Italia!”
E di questi tempi…….Evviva!!!